La Congregazione dell’Immacolata Concezione dei Turchini

Pisanello,_medaglia_d'inigo_d'avalos,_recto+1In un verbale della santa visita fatta eseguire dal Card. Innico d’Avalos, Abate accomandatario dell’Abbazia di San Michele Arcangelo di Procida, nel lontano 1593, si legge che nell’Abbazia, presso l’ultimo altare della navata sinistra, dedicato all’Immacolata Concezione, operava una Confraternita retta da quattro “Maestri”. Questa Confraternita sarebbe stata intitolata per l’appunto all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Morto il Card. D’Aragona, artefice della ristrutturazione del Borgo della “Terra” e dell’Abbazia di San Michele Arcangelo, nonché fautore della costruzione delle Mura di difesa del Borgo che, da allora, fu chiamato “Terra Murata”, il suo successore Card. Roberto Bellarmino si trovò a trattare, a motivo di una Bolla Pontificia del Papa Clemente VIII, il passaggio della “Commenda” dell’Abbazia dagli Abati nominati dalla Santa

Sede, agli Arcivescovi di Napoli che, assunsero anche il titolo di Abati di Procida.
Il primo Arcivescovo di Napoli che divenne Abate di Procida fu il Card. Gesualdo che nel 1601 fece eseguire una santa visita, dalla quale risulta che una Bolla del Card. Alessandro Farnese del 16 Febbraio 1588 sancisce la nascita di una Congregazione dell’Immacolata Concezione aggregata, sempre in virtù della suddetta Bolla, alla “Compagnia della Concezione”, esistente a Roma presso la Chiesa di San Lorenzo in Damasco.

Ancora da una santa visita fatta eseguire nel 1629 dal Card. Francesco Buoncompagno si rileva l’esistenza di una “Congregazione di Maestri sine Saccis” ovvero “senza saio” esistente nella cappella dell’Immacolata Concezione eretta con l’assenso del Card. Buoncompagno.
In altre visite, come in quella del Card. Ascanio Filomarino eseguita nel 1646, si riporta l’esistenza di due Congregazioni. Nelle sante visite successive non si parla più di Congregazione ubicata nella Cappella dell’Immacolata, ma solamente della Cappella stessa.

L’opinione di Sergio Zazzera espressa nel volumetto “Confraternite dell’Isola di Procida” è che, in effetti, non sono mai esistite due aggregazioni laicali portanti lo stesso nome ed aventi le stesse finalità, ma che una sola sia nata e si sia trasformata nel tempo cambiando anche la propria sede.

A questo punto, pertanto, riteniamo necessario introdurre nel cammino storico ed evolutivo della Congregazione dell’Immacolata, un documento fondamentale: lo Statuto del Pio Sodalizio con i suoi “Capitoli e Regole”. La copia originale dello stesso, conservato nell’archivio della Congregazione, fu riveduto e trascritto per volere di S. Maestà Carlo III di Borbone, Re delle due Sicilie, e ratificato il 18 Agosto 1759.

Dallo Statuto si evince quanto segue: “Il 16 del mese di Maggio dell’anno 1627, fu eretta in Procida, presso l’Abbazia di San Michele Arcangelo, la Congregazione de’ laici sotto l’invocazione dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine e sotto la protezione delli gloriosi San Giuseppe, San Michele Arcangelo, delli Santi Ignazio e Francesco Saverio della Compagnia di Gesù e ricevette dai PP Gesuiti il suo Statuto.”.

Si può ritenere che i Gesuiti, a motivo della loro opera di evangelizzazione, girando per le contrade campane e flegree, si siano ritrovati a Procida dove si sono incontrati con alcune realtà religiose.
Ritornando alla Statuto, bisogna dire che lo stesso ebbe il primo Regio Assenso rogato dal Viceré il Duca d’Alba per conto del Sovrano Filippo IV di Spagna.

In conclusione, considerato le notizie che provengono dai documenti esaminati, si può affermare che la data di nascita della “Venerabile Congregazione dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine” sia avvenuta il 18 Febbraio del 1588, mentre le sue Regole e i suoi Capitoli (Statuto) furono dettate dai PP Gesuiti della Compagnia di Gesù il 16 Maggio del 1627.

Il fine della Congregazione è, come recita lo Statuto, <<“in primis” la diffusione della Dottrina Cristiana>>.
Verso la fine del XIX secolo, precisamente il 29 Agosto 1892, la Congregazione visse uno dei momenti più importanti della sua vita e della sua storia. Quel giorno, con una grande processione, “i fratelli Turchini” lasciarono l’antica sede di Terra Murata per trasferirsi nella nuova Chiesa di San Tommaso d’Aquino, ubicata al centro dell’isola. Le vicende burocratiche legate al trasferimento dall’Abbazia alla nuova Chiesa furono artificiose e complesse per alcune motivazioni non difficili da comprendere. Primo ad opporsi fu il Curato di San Michele Arcangelo che vedeva, in questo evento, un notevole indebolimento dell’organizzazione abbaziale.

Poi ci fu una forte opposizione interna capeggiata da 39 Confratelli supportati da alcuni preti ed, infine, le complesse istanze burocratiche che prevedevano autorizzazioni sia canoniche che civili, ratificate alla fine dall’Arcivescovo diocesano e da S. Maestà il Re d’Italia.
Mentre imperversava la diatriba sulla vicenda del trasferimento, il Priore Tommaso Scotto di Carlo, previo consenso della Consulta dei Confratelli, procedeva all’acquisto della nuova Chiesa che avvenne con rogito “ per Notar Michele Schiavo di Procida”, il 1 Agosto 1885.

La Chiesa, ancora in costruzione, di proprietà del Comm. Benedetto Minichini erede dell’Arcivescovo Angelo Antonio Scotti, fu ceduta alla Congregazione dell’Immacolata dei Turchini, per la “modica” cifra di £ 3.000 e con l’obbligo di intitolarla a Sant Tommaso d’Aquino, Santo di famiglia (Scotti-Minichini). Il Re d’Italia Umberto I concesse il Reale Assenso al trasferimento con decreto firmato il 12 Giugno 1892. Il 1 Giugno fu consacrato l’altare dell’Immacolata da Mons. Michele Zezza, mentre l’altare maggiore fu consacrato il 30 Giugno dello stesso anno.

La nuova Chiesa fu visitata e benedetta dal Rev. Mo Canonico Luigi Caruso delegato dell’Arcivescovo di Napoli Card. Guglielmo Sanfelice che, con proprio decreto, ne sanciva l’apertura al pubblico definendo la Chiesa come Oratorio Pubblico.
Dall’epoca dell’insediamento nella nuova Sede, e fino a tutt’oggi, la Congregazione svolge i suoi compiti statutari e di culto, senza trascurare attività cultuali e culturali di ampio respiro.